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L’importanza del volo

25 Ottobre 2022

Il volo è un’acquisizione talmente rivoluzionaria per gli uccelli, che tutte le loro caratteristiche sono in relazione diretta con la capacità di volare; il loro intero essere si è evoluto a questo scopo.

 

La muscolatura della regione pettorale è formata da un muscolo pettorale maggiore, responsabile dell’abbassamento dell’ala durante il volo attivo e da uno strato muscolare più sottile, il muscolo sopracoracoideo, responsabile dell’alzata dell’ala.

 

Lo scheletro si è adattato alle esigenze del volo: leggero, tuttavia molto resistente a torsioni, trazione e pressione.

 

La presenza di una carena rappresenta la superficie di inserzione dei muscoli che permettono il volo e la gabbia toracica mobile permette ai sacchi aerei in comunicazione con i polmoni di dilatarsi o contrarsi.

 

E infine lei, parte fondamentale e caratteristica degli uccelli, indispensabile per l’attuazione del volo, la penna, struttura cornea complessa evolutasi dalla squama cornea e vantaggiosa rispetto a questa perché molto leggera.

 

Pensiamo allora… cosa comporta per un pappagallo avere le remiganti recise perdendo la capacità parziale di volare?

 

Preciso l’uso del “parziale” perché anche con le prime remiganti tagliate un pappagallo è comunque in grado di planare o di percorrere alcuni metri, sebbene con un pericoloso controllo ridotto delle distanze, movimenti e atterraggi.

 

Facciamo un passo indietro, partendo dall’inizio. Quando nasce un pullo ha una muscolatura pettorale poco sviluppata, che acquisisce spessore durante i primi mesi o il primo anno di vita, attraverso l’esercizio, il battito delle ali sul posto, i primi voli e le sperimentazioni. Anche l’equilibrio, il senso delle distanze, la consapevolezza corporale e quella dimensionale, si sviluppano durante tale importantissimo periodo di apprendimento.

Cosa comporta quindi per un pappagallo avere le remiganti recise appena il piumaggio consente il taglio dopo i primi mesi di vita?

 

Le penne, parte fondamentale della “macchina volante”, hanno anche funzioni comunicative tra gli individui e funzioni di tipo percettivo: alla base della penna si trovano degli elementi sensoriali che sono in grado di valutare esattamente la posizione della penna stessa. Sono usate per la produzione di espressioni sonore “strumentali” in alcune specie (ES: Eclectus roratus), hanno funzione isolante e per la loro struttura delicata le penne necessitano di cure costanti definite “pulizia personale”. Molte energie e molto tempo sono impiegati per riordinare le singole parti del corpo che sono sistematicamente lavorate con il becco. La penna infatti viene “ristrutturata” per ottenere la massima efficienza nel volo e nelle funzioni termostatiche.

La cura reciproca delle penne tra due individui, in particolar modo nella regione della testa, ha anche un’importante valenza sociale.

Che cosa comporta quindi per un pappagallo avere le remiganti recise a livello sociale, di risparmio energetico e di sensazione corporale?

 

L’istinto di volare per un pappagallo è fortissimo, è un comportamento innato in caso di pericolo ed essendo preda anche i pappagalli nelle nostre case rimangono in allerta.

Che cosa comporta per un pappagallo avere le remiganti recise nel momento in cui istintivamente spicca il volo in una situazione di allarme?

 

C’è da rendersi conto che la gestione della sicurezza di un pappagallo, giacché essere volante, può essere complessa: ci sono molti accorgimenti da mantenere, come molti posatoi in posti non pericolosi della casa, le zanzariere abbassate se le finestre sono aperte o degli adesivi alle finestre se queste sono chiuse per evidenziare che quello spazio trasparente non è vuoto. Si possono utilizzare delle belle voliere esterne anche in rete mobile per permettergli nella bella stagione di fare bagni di sole, di stare all’aria aperta beneficiando di molti stimoli naturali e proteggendolo comunque da pericoli che non conosce. Anche educarlo a entrare all’interno di un trasportino o a volare alla mano può essere di fondamentale aiuto nel caso ci fosse un imprevisto. Una gestione forse impegnativa quando l’animale vola, ma ne vale la pena… soprattutto nel rispetto delle caratteristiche dell’animale con cui vogliamo condividere casa e vita.

 

Esistono molti animali che non volano, perché scegliere proprio un pappagallo, un uccello, per poi togliergli la possibilità di volare?

Spesso si giustifica questa pratica in nome della sicurezza stessa dell’animale, la trovo una motivazione comunque non accettabile perché basterebbero degli accorgimenti differenti, se volasse, e altrettanto funzionali alla sua sicurezza.

 

Vorrei inoltre aggiungere che i comportamenti naturali in caso di pericolo sono, sintetizzando, la fuga o l’aggressione e, se la fuga (in animali con la riduzione delle remiganti) non è possibile per ovvii motivi, la strategia adottata sarà quella dell’aggressione aumentando un comportamento difficilmente gestibile e risolvibile.

 

Il mio intento non è certo quello di incoraggiare il volo libero esterno senza competenze e un percorso, ma di valutare un setting dell’ambiente interno in cui alloggia l’animale che permetta una convivenza naturale, stimolante e sicura.

 

Ma ci tengo a rilevare comunque un fattore fondamentale, ovvero l’importanza di garantire a questi animali il miglior sviluppo psico-fisico possibile, fondamentali nelle fasi di apprendimento del volo e di stabilizzazione dell’equilibrio, ovvero nei primi mesi, per pappagalli di piccole dimensioni, e fino a quasi un anno per quelli di grandi dimensioni.

 

C’è un metodo migliore per diminuire il rischio di perdita o fuga, la conoscenza! Insegnare a elaborare l’ambiente intorno a casa in sicurezza, diventare punti di riferimento sociale e favorire un apprendimento come il recall è di certo una scelta più etica.

 

Se mi dicono che tagliare alcune remiganti di per sé non provoca dolore è vero ma viene percepito, c’è da tener comunque conto che per farlo il pappagallo va contenuto affinchè rimanga fermo con l’ala aperta e, di conseguenza, l’effetto emozionale, la marcatura esperienziale dell’ambiente e delle persone coinvolte sarà comunque estremamente negativo e questo si che fa male! L’animale percepirà il suo corpo in maniera differente, sentirà la sua incertezza nel movimento, si sentirà meno adatto, meno sicuro, questo non è garanzia di benessere.

 

Concludo con un pensiero, qualsiasi sia la strada che si percorrerà va scelta con responsabilità e consapevolezza, considerando il benessere dell’animale, magari ponendosi molte domande in più perché come dice, una gran conoscitrice di Psittaciformi, Ms. Julie Weiss Murad, fondatrice del www.thegabrielfoundation.org:

“Loro vivono le nostre scelte” (per tutta la loro e la nostra vita, n.d.r.)